Armando Piccini
Armando Piccini nasce nel 1913 a Firenze, il più piccolo di tre fratelli dimostra fin da giovanissimo interesse e talento per il disegno. Apprende l'arte orafa dal padre Pirro Piccini, il quale era proprietario di un laboratorio orafo nel pieno centro di Firenze nel quale creava gioielli che poi vendeva nell'ora storico negozio Fratelli Piccini sul Ponte Vecchio.
Armando amava guardare suo padre all'opera nel laboratorio e coglieva ogni occasione per disegnare, il suo talento era così evidente che già dalle scuole elementari fu spronato a portare avanti questa sua passione e arrivò così a frequentare la scuola d'arte dalla quale fu poi invitato a insegnare al termine dei suoi studi. L'arte però sembrava non bastargli mai così frequentò tutti i corsi d'arte serali possibili.
Essendo appassionato all'arte in tutte le sue forme, si immergeva anche nella pittura visitando musei e mostre e dilettandosi a dipingere. Amante della natura, del bello e della femminilità - i soggetti che preferiva erano figure femminili e fiori - questi saranno sempre motivo di ispirazione per le sue future creazioni orafe. Fu allievo e pupillo del grande artista Libero Andreotti dal quale perfezionò le sue abilità di disegno e incisione.
Fu infatti quest'ultima la sua più grande dote che lo portò a vincere il premio alla Biennale di Venezia nel 1936 a soli 22 anni per l'incisione di 14 pietre dure e semi preziose. Armando non studiò mai gemmologia a scuola, si può considerare un autodidatta. Leggendo libri, documentandosi e osservando suo padre, con la sua esperienza da incassatore, mentre sceglieva e incassava pietre dure e pietre preziose, imparò a valutare il colore e la qualità delle pietre.
Durante la seconda guerra mondiale e a seguito della proibizione di vendere oro, l’atelier dovette rimanere chiuso al pubblico. Questo però non fermò la sua passione, anzi. Armando approfittò di questo periodo per continuare ad affinare le sue doti, diventando un vero Maestro nell’incisione delle pietre. Lavoro per il quale arrivò a modificare personalmente una macchina da cucire della nonna paterna.
Nel 1958 ottenne il primo premio all’ambito concorso internazionale “The Diamond International Award”, per la realizzazione di un porta cipria in oro giallo 18KT con dettagli in brillanti bianchi, interamente inciso a mano a sbalzo e cesello. Armando ormai non era più soltanto un orafo; era un artista completo in grado di creare capolavori. Disegnava pezzi unici, li lavorava con le sue mani dall'inizio alla fine, finché il gioiello che aveva immaginato non aveva preso la forma da lui voluta. In ogni dettaglio.
Nel laboratorio del padre, Armando insegnò e tramandò i principi dell’arte orafa, le più raffinate tecniche di manifattura, l’incisione e l’incassatura a 36 allievi che ancora oggi, direttamente o per mano dei loro figli, collaborano con la quarta generazione della famiglia Piccini. Una sua frase celebre recita: “Fare il gioielliere è un’arte, se non la senti dentro non lo puoi fare. Inutile studiare se non si ha la passione innata, sarai sempre un orafo mediocre”.
Nell’ultimo periodo della sua lunga e florida carriera di artista orafo, lavorò ed insegnò a un massimo di due lavoranti per volta, selezionati per il loro estro e la loro passione, nel piccolo laboratorio posto sopra l’atelier sul Ponte Vecchio e direttamente sotto al Corridoio Vasariano. Dove si trova tuttora ed è ancora oggi operativo.
Grazie ad Armando e alla eredità che ha lasciato dietro di sé, Fratelli Piccini è diventata un'eccellenza a livello internazionale, arrivando a servire famiglie dell'aristocrazia Fiorentina fra cui Antinori, Guicciardini, Serristori, Ricasoli e Rucellai, così come star cinematografiche di fama mondiale come Gary Cooper, Clark Gable, Ingrid Bergman e Bette Davis; per citarne alcuni.
Continuò a lavorare anche oltre i suoi 80 anni, con ormai alle spalle una vastissima esperienza come orafo, continuò fino alla fine a disegnare e scegliere i più bei gioielli per il negozio.